Quante volte avete pensato “Basta, mi apro un blog e faccio fortuna…”? Beh, sappiate che ogni volta che pronunciate questa frase un Web Marketing Specialist muore (dal ridere 😉
Perché sostengo questo?
Semplice, perché se è vero che aprire un blog è una cosa relativamente semplice di questi tempi, grazie a piattaforme gratuite come WordPress e simili, non è altrettanto vero che far decollare un blog sia un gioco da ragazzi. Anzi, la vera difficoltà sta proprio tutta qui, perché la cosa fondamentale in un blog, sia esso aziendale o personale, è ciò che contiene, ovvero informazioni e risposte a domande che gli utenti del web si pongono, e la qualità di queste ultime. “Content is King”, per dirla alla Bill Gates.
Per spiegare meglio questo concetto, facciamo un piccolo esempio offline.
Poniamo il caso di essere alla ricerca di un prodotto ed essere indecisi tra due modelli. Decidiamo quindi di andare in due negozi per avere più pareri in merito.
Alla nostra domanda “Mi conviene prendere il modello X o il modello Y?” il commesso del primo negozio risponde “Meglio Y, compralo” mentre il commesso del secondo negozio ci dice “Se la tua esigenza è A, ti consiglio il prodotto X perché… altrimenti se la tua necessità è B, è meglio orientarsi su Y perché…”.
Quale sarebbe la risposta che considerereste più professionale e di qualità? Certamente la seconda. Bene, vi svelo un segreto… anche e soprattutto sul web, dove la competizione è ancora più alta, la qualità delle risposte che forniamo ai nostri utenti deve essere al primo posto.
Cos’è il SEO Copywriting
Il Seo Copywriting è una branca del Web Marketing che si occupa della produzione di contenuti cercando un compromesso fra due esigenze: gli intenti di ricerca degli utenti, che vogliono risposte complete ed esaustive, e quella del crawler di Google, che necessita di informazioni organizzate, strutturate e pertinenti a livello semantico.
Vediamo dunque gli errori da evitare per fare SEO Copywriting in maniera davvero efficace e scrivere contenuti qualitativamente alti, sia per l’utente che per il crawler del motore di ricerca, che possano davvero fare la differenza nel nostro progetto.
Errore 1: non curare la grafica
È vero che “Il Nome della Rosa” rimarrebbe un capolavoro anche se fosse scritto in Comic Sans ma, a parte il fatto che purtroppo nessuno di noi è Umberto Eco, converrete con me che l’utilizzo di un font ben leggibile renderebbe senz’altro più gradevole l’esperienza della lettura.
Moltiplicate questo ragionamento per 1000: sul web queste considerazioni sull’estetica dell’impaginato acquisiscono infatti un peso ancora maggiore, perché l’utente del web ha tempi e aspettative diverse dal lettore di libri, inoltre fisiologicamente la lettura su schermo è più faticosa di quella sulla carta e necessita in particolar modo di elementi che la facilitino e la rendano più agevole.
Nell’occuparsi di SEO Copywriting, vale quindi la pena tenere conto di tutti quegli elementi che evitino l’effetto “muro di testo” e diano respiro all’articolo, anche sfruttando elementi multimediali come immagini e video e siano d’aiuto alla trasmissione del messaggio.
Uso dei grassetti, divisione in paragrafi, immagini e/o video, utilizzo di font leggibili: curate l’aspetto estetico del vostro articolo, organizzate il contenuto secondo una logica che possa aiutare il vostro lettore ad avere dei punti di riferimento visivi di ciò che gli state raccontando.
Errore 2: usare solo la keyword “secca”
Nel lontano Settembre 2013 arrivò Hummingbird, l’update di Google che rivoluzionò il modo del motore di ricerca di comprendere i contenuti presenti sul web e impattò notevolmente sulle strategie del SEO copywriting.
Nello stabilire la pertinenza di una pagina web rispetto a una query di ricerca da parte dell’utente, non entravano più in gioco solo la Keyword stessa e le ripetizioni di quest’ultima nel testo, ma tutto il macrocosmo semantico intorno al termine di ricerca e il modo in cui veniva espresso e richiamato nell’articolo.
Prima di Settembre 2013, una volta scelta la keyword di proprio interesse, si tendeva a utilizzarla in modo secco (a volte persino asettico) all’interno del testo, spesso dimenticandosi che il target degli articoli fossero persone e non robot.
Con l’arrivo di Hummingbird questa pratica è diventata ancora più inutile e dannosa: ora il motore di ricerca tenta un avvicinamento alla comprensione umana e diventa il momento di includere anche varianti, sinonimi e termini correlati alla keyword, che servano a consolidare l’argomento di cui si parla affrontandolo con termini naturali.
Errore 3: scrivere articoli troppo brevi
Torniamo un attimo all’esempio offline fatto all’inizio di questo articolo, quando avevamo assodato che la risposta più professionale alla nostra domanda su quale prodotto scegliere tra X e Y fosse quella del secondo commesso, che ci indicava le caratteristiche di ogni prodotto mettendole in relazione alle diverse esigenze.
Il ragionamento è molto semplice: una maggior argomentazione implica molto spesso un numero maggiore di parole utilizzate. Va da sé che, anche sul web, articoli scritti in maniera frettolosa e poco argomentati, quindi troppo brevi, siano destinati a essere poco proficui.
A Google piace vedere l’impegno, da parte di chi scrive, così come vedere l’interesse da parte di chi legge: questa è la verità. L’obiettivo deve sempre essere quello di creare un contenuto davvero utile ed esaustivo, che affronti l’argomento da più prospettive e lo approfondisca quanto basta per soddisfare il proprio pubblico di riferimento.
È vero che ci sono alcune domande per rispondere alle quali bastano poche parole, ma si tratta di eccezioni.
A dimostrarlo vi sono diversi studi svolti analizzando i risultati delle SERP (pagine dei risultati dei motori di ricerca), come quello effettuato da SemRush nel 2017 sui principali fattori di ranking, dal quale è emerso che le pagine nelle prime 3 posizioni avevano il 45% di testo in più rispetto a quelli presenti nelle 20 posizioni successive.
Errore 4: prediligere la quantità alla qualità
“Ok” – direte – “quindi mi basta “allungare il brodo” e Google metterà il mio blog in prima pagina!”
…E invece no!
Certo, la quantità è importante, dal momento che permette potenzialmente di veicolare più concetti, ma la qualità dev’essere sempre al primo posto!
Soprattutto al giorno d’oggi, con l’enorme quantità di documenti presenti online e la conseguente competizione sui motori di ricerca, non è possibile pensare di ripetere le stesse cose, anche con diverse parole, senza dare alcun valore aggiunto alla propria pagina con informazioni davvero utili e corrette.
Google non è infatti solo un semplice robot, ma si affida anche ai Quality Raters, persone in carne ed ossa incaricate di dare una valutazione sulle pagine web e alle quali vengono fornite delle linee guida.
Ecco quali sono per Google i fattori per valutare la qualità di una pagina:
- Lo scopo della pagina
- Competenza, autorevolezza, affidabilità
- Qualità e quantità del contenuto principale: la valutazione deve essere basata sulla pagina di destinazione dell’URL dell’attività.
- Informazioni sul sito Web / informazioni su chi è responsabile del Main Content
- Reputazione del sito/reputazione del responsabile del Main Content
Errore 5: non avere un piano editoriale
Abbiamo visto che alcuni dei fattori di valutazione della qualità di una pagina per Google sono competenza, autorevolezza e affidabilità. Ma come acquisirle? Sicuramente non pubblicando articoli “qua e là” senza una pianificazione adeguata, ovvero un piano editoriale.
Il piano editoriale (di cui abbiamo già parlato in ambito Social Media Marketing) è il documento strategico e operativo che contiene la pianificazione della pubblicazione dei contenuti. In pratica dobbiamo stabilire gli obiettivi, individuare gli argomenti più adatti e definirne la programmazione temporale.
Per stilarlo occorre un’analisi preliminare del target e dei suoi bisogni (anche attraverso un’adeguata Keyword Research), del contesto e degli obiettivi di business, nell’ottica di fornire le informazioni al giusto pubblico secondo il corretto registro comunicativo.
Un sito web ben organizzato e completo, con una regolare pubblicazione di contenuti nuovi e aggiornati, diventa più facilmente un punto di riferimento di quel settore sia per l’utente che per il motore di ricerca.
Errore 6: duplicare i contenuti
Il contenuto duplicato è una delle più grandi piaghe del web. La facilità nel reperire le risorse più disparate ha portato inevitabilmente a un aumento del classico “copia-incolla”, che tende a generare pagine tra loro molto simili se non del tutto uguali.
Va da sé che non può essere considerato un contenuto di qualità quello che non ci si è impegnati a scrivere di proprio pugno, arricchendolo con spunti interessanti e personali.
Quando siamo tentati di fare un copia-incolla selvaggio, riflettiamo prima sul perché Google dovrebbe considerare noi autorevoli invece di colui da cui stiamo copiando.
Conclusioni
In conclusione, possiamo affermare che Google ha a cuore quanto propone ai propri utenti e ha tutto l’interesse a premiare chi davvero scrive per rispondere alle necessità espresse dalle persone sui motori di ricerca.
La parola chiave è sempre “Qualità”, che spesso va a spasso con “esaustività” e “autorevolezza”, e Google ha tutti gli strumenti che servono per valutare tali elementi…purtroppo o per fortuna.
Dedicarsi al SEO Copywriting non è facile e spesso porta via molto tempo: per questo il consiglio è sempre di affidarsi a esperti SEO che sappiano davvero come scrivere sul web e vi possano portare i risultati desiderati.