White Hat & Black Hat SEO: di cosa si tratta?

A livello metaforico la terminologia “capello bianco” e “cappello nero” rimanda ai vecchi film western in cui i protagonisti onesti e ben visti portavano sempre un cappello chiaro, viceversa i “banditi” lo indossavano nero. Come nelle vecchie pellicole anche qui si tratta di mettere a confronto due categorie di persone: quelle che seguono la strada più difficile, ma onesta e quelli che prediligono la più veloce non curandosi delle regole generali.

Entriamo nel dettaglio e cerchiamo di capire cosa si intende per White Hat & Black Hat SEO. Questi sono due metodi strategici che aiutano il posizionamento di un determinato sito, permettendogli di ottenere una buona visibilità e di conseguenza di essere visitati e conosciuti dai vari utenti.

Ecco nello specifico la differenza tra questi due approcci:

White Hat SEO

Questa modalità prevede un tipo di lavoro etico e corretto, in quanto il piano di marketing viene progettato e sviluppato alla luce del sole, seguendo determinate regole. L’obiettivo è quello di effettuare delle operazioni per favorire il posizionamento di una determinata piattaforma. Il grosso del lavoro viene fatto on page andando a ricercare quelli che sono i punti deboli del sito e operando su di essi, ma per ottenere risultati rilevanti in settori competitivi è necessario agire anche off-page.

Vediamo qualche esempio:

  • Riscrittura degli URL dinamici. Si tratta di andare a controllare tutte le pagine del sito di modificare la loro URL in modo tale da cambiare quella serie di dati incomprensibili in parole chiave. I vecchi url, pieni di parametri e di valori illeggibili sono sgradevoli e di difficile memorizzazione; ma la vera motivazione per cui è necessaria questa modifica risiede nel posizionamento: gli URL modificati sono più graditi ai motori di ricerca ed è quindi importante che essi siano descrittivi della pagina di riferimento.
  • Ottimizzare i contenuti. Questa ottimizzazione prevede dei passaggi un po’ impegnativi, ma i risultati ricavati in termini di posizionamento sono sicuramente molto rilevanti. Quando si parla di contenuti si considera tutto quello che si trova all’interno del sito, dal testo all’immagine, dall’audio al video e tutti quanti dovranno essere ottimizzati. In questo modo sarà più facile per i motori di ricerca trovare i siti su cui si lavora e di conseguenza potrete fornire ai vostri utenti finali un sito chiaro e di facile fruizione.
  • Sviluppo di backlink naturali. Un backlink è un collegamento che da un sito esterno rimanda al proprio sito. Questa pratica prevede un lavoro lungo e parsimonioso, che richiede costanza e creatività. Comunque sia creare questi collegamenti migliorerà il posizionamento e aiuterà a aumentare le visite al proprio sito. Ciò che è più importante però, è che le entrate siano di qualità e pertinenti al proprio sito, così da diventare, con il passare del tempo, anche un ottimo mezzo per la propria web reputation.

Black Hat SEO

Se prima vi ho parlato dei ‘buoni’ ora passiamo ai “cattivi”, ossia coloro che vogliono tutto e subito, senza troppe difficoltà o lavorazioni complicate. In sostanza chi fa posizionamento seguendo questa linea ricerca espedienti borderline, sotterfugi poco etici o addirittura contrarie alle guidelines dei motori di ricerca. L’obiettivo, quindi, è quello di arrivare in cima alla SERP nel minor tempo possibile, a discapito della qualità e della correttezza del lavoro che si sta effettuando.

Ecco qualche esempio:

  • Keyword stuffing. Per rendere una pagina più ‘interessante’ dal punto di vista dei motori di ricerca, si può andare a scrivere contenuti ripetitivi sul sito aziendale. In questo modo si aumenterà la rilevanza e la densità delle keywords. Per sviluppare questa tecnica basta andare a scrivere un testo in un carattere molto piccolo o in un colore simile o uguale a quello dello sfondo, in questo modo il testo è rilevato solo dai motori di ricerca e non dagli utenti.
  • Cloaking. Tramite delle elaborazioni informatiche, grazie a particolari script, è possibile far rilevare ai search engine un tipo di contenuto che in realtà è diverso. In questo modo si riescono ad ottenere dei migliori posizionamenti nella SERP.
  • Acquisto visite o acquisto utenti su profili social. “Comprare” il proprio pubblico capite bene che può essere efficace in un primo momento ma a lungo andare queste visualizzazioni perderebbero valore. Questo tipo di visite non sono di qualità, in quanto fittizie e finalizzate sono al miglioramento del posizionamento del sito.

Questi sono solo alcuni esempi che in linea generale vengono utilizzati per migliorare il posizionamento di una pagina web sui risultati di ricerca. Come avete visto nella prima parte ho analizzato le tecniche etiche e ben viste dai motori di ricerca, in primis l’illustre Google. Nella seconda parte invece ho descritto quelli che sono i trucchi per sfruttare gli eventuali errori creati dagli algoritmi dei search engine. Tramite questi lavori è possibile migliorare velocemente il posizionamento, ma sono tecniche vietate in maniera categorica dai motori di ricerca. Infatti, sono spesso adoperati per il breve termine, per trarre il massimo vantaggio nel minor tempo possibile, in quanto il rischio di penalizzazione da parte dei motori di ricerca è veramente alto.

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